Alberto Mariani





Alberto Mariani, scultore e artista, attratto fortemente da Antelami, per le sue creazioni si ispira alle sue sculture in pietra estrapolandone alcune parti.
“Così nascono opere astratte non prive di forza e di plasticità, le seleziono e diventano punto di partenza e non di arrivo. Durante la lavorazione perdo volontariamente l’origine per lasciarmi guidare dal momento, così da non farmi ingabbiare dal risultato finale. Il mio intento non è copiare ma seguire le emozioni che mi danno le forme. La tecnica dello sbalzo e cesello fa il resto, poi l’ottone e il rame sono materie meravigliose che si lasciano plasmare senza opporre troppa resistenza. Utilizzo smalti a gran fuoco, acidi, nitrati, reagenti, per ottenere colorazioni e patine. Non mancano, in alcune opere, anche gli inserti di pietre dure”.

Sbalzo e cesello
Sbalzo e cesello sono tra le tecniche più belle e complesse della tradizione orafa artigianale, e permettono di realizzare opere finemente decorate.
Il cesello prende nome dall’omonimo strumento, un utensile simile a un piccolo scalpello, con la testa foggiata in infinite forme, che viene utilizzato per decorare e modellare lastre in metallo e oggetti realizzati a fusione.
Lo sbalzo si realizza utilizzando i ceselli sul rovescio del pezzo. Questo, adagiato sopra una superficie molle (pece navale) si deforma progressivamente, permettendo all’orafo di eseguire l’opera in negativo. La modellazione delle concavità risulterà in rilievo una volta capovolto il manufatto. Sarà poi l’utilizzo dei ceselli più minuti a definire i dettagli dell’opera.
Smalto a gran fuoco
Il fascino del colore e della luce in oreficeria s’incarna nell’arte antica dello smalto a gran fuoco, materiale brillante e lucido che resta inalterato dal tempo.
Il composto chimico da cui è ricavato è una pasta densa a base vetrosa: silice, carbonato di sodio, di potassio e piombo a cui gli ossidi metallici conferiscono colore (ossido di ferro, smalto nero; ossido di cromo, smalto rosso; ossido di cobalto, smalto blu; etc.).
Catalizzatore dello smalto è il calore. Ogni colore ha il suo specifico punto di fusione dai 700 ai 950° C, e questo rende possibile fare più applicazioni e più cotture.
Diverse sono le tecniche tradizionali impiegate per realizzare un’opera a smalto, tra la più diffuse quella a cloisonnè o ad alveoli riportati, sottili listelli metallici applicati a delimitare gli spazi entro cui avviene la campitura di colore; tipica dell’oreficeria è anche la tecnica a champlevè o ad alveoli incavati.
Il breve tempo di fusione dei colori a smalto e la loro reazione rapida e irreversibile, rendono quella dello smalto a gran fuoco una tecnica ricca di variabili che non ammette errori.